AMORE PER LA MUSICA

Una magia che si rinnova ogni giorno, ad ogni ora, e in ogni momento!
La musica non ha confini, non ha limiti, non muore mai! Sembra fatta da milioni di note eppure...
Sono solo sette, che saltellano di qua e di là, e si insinuano nei nostri pensieri.
La musica riesce a sfiorare la nostra anima a riaccendere i nostri ricordi ad esaltare le nostre emozioni.
E il mondo forse non potrebbe esistere senza!
(Stonenge, 09062009)

INFORMAZIONI PERSONALI

Certaldo, Firenze, Italy
Diretta dal Maestro Damiano Santini, la Corale Certaldese, attualmente è composta da circa trenta cantori ed è iscritta alla Associazione Cori della Toscana. Il repertorio della corale è vario; spazia dalla polifonia sacra e profana, ai canti popolari, agli spirituali, ai cori lirici. Ha partecipato a varie manifestazioni culturali ed ha tenuto numerosi concerti nelle vicine cittadine toscane ed in altre regioni italiane. Oltre a scambi culturali con altre corali italiane ed estere.

giovedì 8 marzo 2012

GIORNO DELLE DONNE



Il mio saluto speciale a ANNA,
 che in questo anno ha fatto tanto, 
 per conto di una causa in cui crede
cerca di mantenere viva dentro di sé ... 
La Corale Certaldese. 
Sei brava mia amica!


BREVE STORIA DEL FEMMINISMO ITALIANO


La storia delle rivendicazioni femminili in Italia inizia verso la fine dell’800, anche se in quel periodo non si parlava ancora di femminismo vero e proprio.  
  La lotta delle donne era legata alla lotta di classe di tutti i lavoratori, anche se era differenziata, poichè alcuni settori della nuova industria occupavano prevalentemente manodopera femminile.  
 C’era lo sciopero delle mondine, c’era quello delle lavoratrici del tabacco, scioperavano nelle filande per le cattive condizioni di lavoro, per i salari e soprattutto per ridurre le ore lavorative da 12 a 10.  
 Soltanto dopo la prima guerra mondiale, negli anni 20, si cominciò a parlare di “emancipazione”.  
 Le donne chiedevano di poter votare, e chiedevano l’accesso alle facoltà universitarie da cui erano escluse. La prima donna medico in Italia risale a quegli anni. Le donne che guidavano il processo di emancipazione erano la Labriola, di area cattolica, la Mozzoni, repubblicana mazziniana, e la Kulishoff, socialista.

IL DOPOGUERRA
  Nel 1942 nasceva a Roma, nell’Italia ancora in guerra, la Unione Donne Italiane (U.D.I.), su iniziativa di tre donne ...
... dei nascenti partiti di sinistra: Rita Montagnani Togliatti, Maria Romiti e Giuliana Nenni.  
Contemporaneamente, entrava in scena un’organizzazione di matrice cattolica, il C.I.F., guidato da Maria Rimoldi. Il numero delle rappresentanti era esiguo: 26 iscritte per il C.I.F., più o meno altrettante per l’U.D.I. Le due diverse associazioni in qualche modo rispecchiavano quella che sarebbe stata la situazione dell’Italia nel dopoguerra, con un fronte laico e uno cattolico che spesso avrebbero visto intersecarsi i loro percorsi.
In quel periodo si iniziava a discutere quale dovesse essere il ruolo delle donne nella politica. Inizialmente il percorso non era autonomo, ma strettamente legato ai partiti di provenienza.
La spinta femminile per l’emancipazione si esaurì con il raggiungimento del diritto al voto, nel 1946.  

 IL SESSANTOTTO
 Soltanto nel 1968 si è cominciato a parlare di femminismo vero e proprio, differenziando il concetto di “emancipazione” da quello di “liberazione”.  
 Quest’ultima conteneva qualcosa in più: non c’era solo il diritto allo studio, al lavoro, alla parità di salario, ma si trattava di mettere in discussione ruoli accettati e consolidati da secoli, si trattava di rimettere in gioco i diritti civili, e quindi di rimettere in discussione la qualità della vita. Di tutti.
Nel 1970 nascono i primi collettivi femministi, all’interno dei gruppi che facevano parte del codiddetto “Movimento Studentesco”. Sono le donne di Lotta Continua, definite “gli angeli del ciclostile“, a riunirsi in gruppi autonomi di discussione, mentre la parte maschile tiene comizi e assemblee. Sono queste donne che, con felice intuizione, hanno coniato lo slogan “il privato è politico“.
 Nel 1972 i collettivi delle donne crescono e si moltiplicano in tutta la penisola. C’è il “Movimento Liberazione Donna“ (M.L.D.), c’è il “Fronte Liberazione Donna“, che nasce all’interno dei sindacati, c’è “Rivolta Femminile“, un gruppo teorico a cui aderiscono donne avvocato per studiare la riforma delle vecchie leggi e le proposte di leggi nuove.
 Il movimento delle donne cominciava ad essere propositivo. Anche se ogni gruppo agiva in perfetta autonomia, il filo che li univa era il medesimo. Punto di forza principale del movimento era il rifiuto categorico di qualsiasi ingerenza da parte dei partiti. Le riunioni erano libere, ma le donne dei partiti non avevano vita facile, per evitare infiltrazioni che permettessero poi di dare al movimento un’etichetta.
Ogni donna del movimento aveva tre numeri telefono di altre donne, da chiamare in caso di mobilitazione. Le telefonate erano così 3, 9, 27, .., e nel giro di poche ore si riempivano le piazze.

 DIRITTO DI FAMIGLIA
 Nel 1972 si cominciò a pensare di riscrivere alcune vecchie leggi che risalivano ai primi anni del fascismo, è questo portò alla approvazione del nuovo diritto di famiglia, avvenuta nel 1975.
Queste furono le innovazioni più importanti:
 - Separazione nel matrimonio fra rito religioso è rito civile.
- Riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio.
- Depenalizzazione dell’adulterio femminile.
- Comproprietà dei beni acquisiti dopo il matrimonio.
- Patria potestà riconosciuta anche alla madre.

In seguito sarebbe stata cancellata dal codice penale l’attenuante per delitti d’onore, e sarebbe cessato l’obbligo per le ragazze minorenni di accettare il “matrimonio riparatore“.  


DIVORZIO
Nel 1970 era stata approvata la legge che introduceva anche in Italia il divorzio, ma i gruppi cattolici reagirono con una alzata di scudi, e chiesero immediatamente l’istituzione di un referendum popolare per abrogarla.
 Furono però le stesse donne cattoliche a “rompere i ranghi”, ritrovandosi in molti casi a combattere per il mantenimento della legge accanto al movimento femminista. Di notte le donne affiggevano manifesti a favore del divorzio, di giorno passavano le suore a strapparli.
Anche molti uomini cattolici si dichiararono comunque in favore della possibilità di divorziare, rimandando a ciascun individuo la scelta morale.
Tutto questo portò a un chiaro fallimento del referendum, nel quale quasi il 60 per cento degli italiani votò per non abrogare la legge.

ABORTO
 Molto più travagliata e sofferta fu la legge per la legalizzazione dell’aborto, che era già in vigore in altri stati europei.
La prima stesura venne presentata nel 1970 dalla sinistra PCI–PSI-PSD, più repubblicani e radicali (c’era anche Rutelli fra loro), e fu appoggiata dai più importanti giornali italiani.
 Nuovamente il mondo cattolico, specialmente femminile, si ritrovò tutt’altro che compatto: la grande piaga dell’aborto clandestino, che colpiva le donne meno abbienti, semplicemente non poteva essere ignorata. Chi aveva possibilità economiche andava ad abortire in Inghilterra, o si affidava a medici esosi e compiacenti, oppure approfittava di cliniche private dove l’intervento veniva registrato come aborto spontaneo.  
 La DC, che al tempo aveva larga maggioranza, non avrebbe avuto nessuna difficoltà a condurre un’opposizione, ma non lo fece. Era il periodo del compromesso storico, e la DC scelse la stabilità di governo. Ma l’iter della legge fu comunque estenuante: gli stessi parlamentari della DC disertavano le sedute, soprattutto dopo che il governo Moro ebbe dichiarato, nel 1975, di ritenere quella dell’aborto una scelta individuale.
  Anche in questo caso ci volle un referendum, quello del 1981, per arrivare alla depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza, che veniva nel frattempo regolamentata molto più adeguatamente. Al momento della ratifica, Andreotti dichiarò che la sua firma avrebbe pesato sulla sua coscienza per sempre, e che avrebbe preferito dimettersi. Poi però non lo fece, come non lo fece nessun altro senatore DC che appose la propria firma.  

CONSULTORI E ASILI NIDO
 Il movimento delle donne in quegli anni era molto forte, e con la sua presenza massiccia all’interno di organizzazioni storiche come l’UDI o le cattoliche respingeva regolarmente i chiari tentativi dei partiti di cavalcarlo.
Le richieste delle donne sull’applicazione delle nuove leggi erano mirate e precise, non generiche. La legge prevedeva i consultori? Ecco che nelle città e nei piccoli centri le donne affollavano le assemblee comunali, imponendo una “presenza” che non lasciava spazio a scappatoie.
Anche gli assessori più refrattari erano costretti a trovare in tutta fretta un locale (magari anche solo uno scantinato) e un medico non obiettore che lo gestisse.
Se in qualche quartiere di Milano mancava l’asilo nido - come prevedeva la legge - l’allora sindaco Tognoli si ritrovava un gruppo di donne sedute davanti al portone di Palazzo Marino con un cartello che diceva: “Tognolino siamo qua“. E non per un giorno solo: le donne si davano il cambio per 5, 10, 15 giorni, finché l’asilo nido non saltava fuori. 
 
VIOLENZA SESSUALE
L’ultima legge proposta dai movimenti delle donne fu quella sulla violenza sessuale, nel 1980. Il vecchio codice Rocco qualificava lo stupro come semplice “offesa al pudore“, e quindi non perseguibile in sede penale. Ma lo stupro è reato contro la persona, e come tale  doveva essere riconosciuto.
Dopo i grandi successi del passato, le donne pensavano che avrebbero ottenuto questa modifica di legge con relativa facilità, ma già al momento di raccolgliere le firme sorsero delle difficoltà impreviste: alla parola “sessuale“ gli uomini reagivano malissimo, e il più delle volte se ne andavano senza firmare, sibilando fra i denti “puttane“.  
 Per evitare spiacevoli mortificazioni, il movimento si ridusse a raccogliere soltanto le firme di altre donne.  
 Ci volle un anno, ma fu comunque raggiunto il numero di firme necessario per chiedere la modifica della legge, che fu presentata a Roma nel 1981.
Ma a quel punto il movimento delle donne si ritrovò improvvisamente debole e diviso. La spinta iniziale si stava esaurendo, e le lunghe battaglie avevano logorato anche le femministe più tenaci e coriacee. Fu così che le donne di partito riuscirono finalmente a prendere il sopravvento all’interno dell’U.D.I., e di fatto la condussero alla dissoluzione, sancita ufficialmente dal Congresso del 1982.
Nel frattempo, la mancanza di una vera pressione femminile aveva permesso al parlamento di accantonare la legge sulla violenza sessuale, che fu poi approvata solo nel 1996.
In quell’occasione, il partito che l’aveva riesumata se ne fece gloria e vanto, dimenticandosi di spendere una sola parola per tutte quelle donne che 15 anni prima si erano prese delle “puttane” per le strade, per averla proposta in primo luogo.  

CONCLUSIONE

Ma era giusto che finisse così.

Ogni movimento crea nella società una spinta di rinnovamento che alla fine lascia qualcosa di nuovo. E a quel punto le donne, stanche di combattere - e forse anche appagate - sentirono il bisogno di “tornare a casa”, dove ritrovarono una famiglia che, seppure scossa, aveva resistito egregiamente.  
  Ha senso oggi parlare ancora di femminismo attivo?
Il Ministero Delle Pari Opportunità esiste, ma la sua presenza sembra più che altro avallare una antica divisione che oggi non ha più ragione di essere.
Le leggi che sanciscono i diritti delle donne oggi ci sono, anche se alcuni pregiudizi consolidati ne ostacolano a volte l’attuazione. Ma oggi è l’intera società ad essere in crisi, e il bisogno di rinnovamento non si può certo esaurire con la proposta demagogica dei partiti di “garantire il 50% di presenza femminile in parlamento”.
Anche perché la validità del contributo femminile, in politica, è tutt’altro che scontata. In fondo, è  una donna quella parlamentare che alza il dito medio verso la gente che protesta davanti a Montecitorio. È una donna quel Ministro della Salute che dichiara “non nocivi“ i fumi della diossina che esalano dall’immondizia che brucia. È una donna quella radicale che non ha mai speso una parola in difesa dei palestinesi massacrati, ma sostiene che Israele (una delle maggiori potenze nucleari al mondo) ha il diritto di difendersi. E’ una donna quella signora di Milano che ha cercato di affossare quel poco di buono che ancora rimaneva della scuola pubblica italiana.
All’inizio delle loro battaglie, le femministe dicevano “Non ci regaleranno niente”, e avevano ragione, ma oggi è diverso: una volta stabilita e riconosciuta l’eguaglianza dei diritti fondamentali, la donna non può continuare a chiedere posizioni di prestigio solo “perchè donna”, ma deve sapersele meritare. Esattamente come tutti gli altri.

Scritto da Fernanda Alene per luogocomune.net
(Fernanda Alene ha partecipato attivamente al movimento femminista italiano dal 1970 in poi, come dirigente indipendente dell'U.D.I. di Milano)

sabato 11 febbraio 2012

LIBRETO

 
L'Elisir d'Amore 
E' un'opera in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani.
Definita in partitura.

Lingua originale: Italiano
Genere: Melodramma giocoso
Musica: Gaetano Donizetti
Libreto: Felice Romani
Atti: Due
Epoca di composizione: Primavera 1832
Prima Rappresentazione: 12 maggio 1832
Teatro: Teatro della Cannobiana, Milano

PERSONAGGI:
ADINA, ricca e capricciosa fittaiuola (soprano)
NEMORINO, coltivatore, giovane semplice, innamorato di Adina (tenore)
BELCORE, sergente di guarnigione nel villaggio (baritono)
IL DOTTORE DULCAMARA, medico ambulante (basso buffo)
GIANNETTA, villanella (soprano)
CORI E COMPARSE: villani e villanelle, soldati e suonatori del reggimento, un notaio, due servitori, un moro

L'ELISIR D'AMORE


L'ELISIR D'AMORE è un'opera in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani.

Definita in partitura «melodramma giocoso», rientra a pieno titolo nella tradizione dell'opera comica, anche se in essa trova ampio spazio l'elemento patetico, che raggiunge la sua punta più alta nel brano più noto: la romanza cantata dal protagonista Nemorino, Una furtiva lagrima, brano entrato - come del resto l'intera opera - nel cosiddetto repertorio (e non a caso è stato incluso - nella versione storica cantata da Enrico Caruso - quale leitmotiv della colonna sonora del film di Woody Allen, Match Point).L'opera andò in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano, che l'aveva commissionata in sostituzione di un'opera che non era stata preparata in tempo da un altro autore. Romani aveva derivato il libretto da un testo scritto l'anno prima da Eugène Scribe per il compositore Daniel Auber, Le Philtre (Il filtro).
Alla prima cantarono Sabina Heinefetter (nel ruolo di Adina), Giuseppe Frezzolini (Dulcamara), Henry Bernard Debadie (Belcore), Giovan Battista Genero (Nemorino).Donizetti ebbe a disposizione solo quattordici giorni di tempo per consegnare il suo lavoro, sette dei quali servirono a Romani per adattare il testo di Scribe. Nonostante la gravosissima pressione riuscì tuttavia a confezionare quello che sarebbe stato - insieme al Don Pasquale e alla triade rossiniana formata da L'Italiana in Algeri, Il barbiere di Siviglia e La Cenerentola - uno degli esempi più alti dell'opera comica ottocentesca.
Fin dal suo apparire, l'Elisir ebbe un grande successo con trentadue repliche consecutive. A farlo immediatamente amare dagli appassionati della lirica è in particolare la tipica melodia donizettiana che anche in questo caso accompagna motivi piacevoli che bene mettono in risalto la vena buffa del compositore bergamasco, capace di trasformare con agile inventiva la risata in sorriso, sia pure talvolta velato di malinconia (e la già citata aria della furtiva lagrima ne è una limpida testimonianza).

SINOSSI
L'azione ha luogo in un villaggio dei paesi baschi alla fine del XVIII secolo.
 ATTO I
Mentre i mietitori stanno riposando all'ombra, la loro fittavola Adina legge in disparte un libro che narra la storia di Tristano e Isotta. Intanto, il contadino povero Nemorino la osserva ed esprime per lei tutto il suo amore e la sua ammirazione, dolendosi della propria incapacità di
conquistarla (Quanto è bella, quanto è cara). I contadini chiedono ad Adina di leggere ad alta voce e lei riferisce la storia di Tristano che, innamorato della regina Isotta, ricorre a un filtro magico che lo aiuta ad attirare il suo affetto e la sua fedeltà (Della crudele Isotta).
Mentre Nemorino sogna di trovare questo magico elisir, arriva al paese il sergente Belcore con lo scopo di arruolare nuove leve. Egli corteggia Adina e le propone di sposarlo (Come Paride vezzoso), ma la bella fittaiuola risponde di volerci pensare un po'. Segue un duetto tra Adina e
Nemorino in cui la donna espone la sua teoria sull'amore: l'amore fedele e costante non fa per lei (Chiedi all'aura lusinghiera). Arriva poi il dottor Dulcamara, un truffatore, che, spacciandosi per medico di grande fama, sfoggia alla gente i propri portentosi preparati (Udite, udite,
o rustici): Nemorino gli chiede se per caso abbia l'elisir che fa innamorare e il ciarlatano gli offre per uno zecchino una bottiglia di vino Bordeaux, spiegando che l'effetto si farà sentire dopo un giorno (quando egli sarà già lontano da quel villaggio). Nemorino beve l'elisir e si ubriaca: ciò lo fa diventare disinvolto quel tanto che basta per mostrarsi indifferente nei confronti di Adina, che subito prova un certo fastidio, abituata com'è a sentirsi desiderata. Adina, per vendicarsi dell'indifferenza di Nemorino, accetta di sposare il sergente Belcore, che però dovrà partire il giorno dopo, dunque le nozze saranno celebrate il giorno stesso. Nemorino cerca di convincere Adina ad attendere fino al giorno successivo (lui sa che solo il giorno dopo avrà effetto l'elisir), ma Adina se ne va con Belcore.


ATTO II
Una furtiva lagrima

Fervono i preparativi per le nozze. Dulcamara e Adina improvvisano una barcarola a due voci (Io son ricco e tu sei bella). Quando giunge il notaio,Adina dice di voler aspettare la sera, perché vuole sposarsi in presenza di Nemorino, per punirlo della sua indifferenza. Nemorino vuole comperare un'altra bottiglia di elisir ma non avendo più denaro si arruola tra i soldati di Belcore per avere la paga. Belcore così ottiene di allontanare il suo rivale.Giannetta sparge la notizia che Nemorino ha ottenuto una grande eredità da uno zio (Saria possibile?). Questo non lo sanno né l'interessato, né Adina, né Dulcamara: la novità fa sì che le ragazze del paese corteggino Nemorino e questi pensa sia l'effetto dell'elisir.
Dulcamara resta perplesso, Adina si ingelosisce.Dulcamara le racconta di aver venduto a Nemorino l'elisir e lei capisce di essere da lui amata.
Nemorino gioisce quando si accorge di una lacrima negli occhi di Adina, che gli rivela che anche la ragazza lo ama (Una furtiva lagrima).
Adina riacquista il contratto di arruolamento di Nemorino e glielo consegna, invitandolo a restare nel paese. Nemorino è deluso, vorrebbe una dichiarazione d'amore che non arriva e allora dichiara di volersene andare: solo allora Adina cede e dichiara di amarlo (Il mio rigor dimentica).
Belcore conclude che in un altro paese troverà qualche altra ragazza da corteggiare, Dulcamara se ne va trionfante per il successo del suo elisir (Ei corregge ogni difetto).

DOMENICO GAETANO MARIA DONIZETTI

DOMENICO GAETANO MARIA DONIZETTI (Bergamo, 29 novembre 1797 – Bergamo, 8 aprile 1848) è stato un compositore italiano, famoso soprattutto come operista. Scrisse 69 opere, musica sacra e da camera.
Le opere di Donizetti oggi normalmente rappresentate nei teatri di tutto il mondo sono
L'elisir d'amore, Lucia di Lammermoor e Don Pasquale.
Con frequenza inferiore, sono allestite La Fille du régiment, La Favorite, Maria Stuarda, Anna Bolena, Lucrezia Borgia e Roberto Devereux. 

BIOGRAFIA
Nato a Bergamo da una famiglia di umile condizione, fu ammesso alle lezioni caritatevoli di musica tenute da Giovanni Simone Mayr (o Johann Simon Mayr) - da cui deriva l'attuale Istituto Superiore di Studi MusicaliGaetano Donizetti (il conservatorio di Bergamo) - e dimostrò ben presto un talento notevole, riuscendo a rimediare lla modesta qualità della voce (era necessario svolgere egregiamente il servizio di cantore per poter proseguire i corsi gratuiti) con i progressi nello studio della musica.
 

ESORDI
Fu proprio Mayr ad aprire all'allievo prediletto le possibilità di successo curandone prima la formazione ed affidandolo poi alle cure di Stanislao Mattei. A Bologna, dove proseguiva gli studi musicali, Donizetti scrisse la sua prima opera teatrale, Il Pigmalione, che sarà rappresentata postuma, e interessanti composizioni strumentali e sacre.
Qui, fra gli altri amici, ebbe modo di legarsi al musicista e patriota Piero Maroncelli, forlivese.
Donizetti, debuttò il 12 maggio del 1822 con La zingara, opera semiseria su libretto del Tottola.
In sala era presente Vincenzo Bellini, che rimase ammirato dalla scrittura contrappuntistica del settimino, ma che in seguito non ricambiò la stima profonda che Donizetti aveva per lui.
 

GLI ANNI 30' E I PRIMI CAPOLAVORI
Fu nel 1830, con Anna Bolena, scritta in soli trenta giorni per il Teatro Carcano di Milano, che Donizetti ebbe il primo grande successo internazionale, mostrando una piena maturità artistica. Particolare curioso: dopo il successo di Anna Bolena, Mayr gli si rivolse chiamando lo Maestro. Il rapporto di affetto e stima tra i due compositori rimase saldo fino alla morte di entrambi.Di qui in poi, la vita professionale di Donizetti proseguì a gonfie vele, anche se non mancarono i fiaschi, intrecciati a vicende familiari che non gli risparmiarono alcun dolore, spesso nei momenti di maggior gloria. Nel 1832, dopo l'insuccesso di Ugo, conte di Parigi, il pubblico milanese del Teatro della Cannobiana (l'odierno Teatro Lirico) applaudì L'elisir d'amore, su libretto di Felice Romani da una commedia di Eugène Scribe. L'anno successivo, sempre a Milano, fu presentata con successo Lucrezia Borgia, per la quale Donizetti previde una nuova disposizione dell'orchestra: quella utilizzata a tutt'oggi, con gli archi disposti a semicerchio davanti al podio.

 

LA TARDIA MATURITA'
Presto Donizetti si decise a lasciare Napoli: i problemi con la censura per il Poliuto (che alla fine non andò in scena, e fu rappresentato solo dopo la morte del compositore) e la mancata nomina a direttore del Conservatorio (di cui era direttore effettivo) sicuramente lo rinsaldarono nei suoi propositi, e nell'ottobre del 1838 era già a Parigi. Qui era ad accoglierlo l'amico Michele Accursi, spia pontificia, che aveva anche lavorato per favorirne la venuta.In quegli anni le sue opere furono rappresentate ovunque, sia in traduzione che in lingua originale presso il
Théâtre des Italiens. Scrisse La fille du régiment, che debuttò all'Opéra-Comique nel febbraio del 1840, e preparò una versione francese del Poliuto, intitolata Les martyrs.L'anno seguente scrisse La favorita, riciclando pagine di un'opera mai conclusa: L'ange du Nisida. Ricevette anche l'importante nomina a cavaliere dell'Ordine di S. Silvestro da parte di papa Gregorio XVI, ma fu l'invito di Rossini a dirigere l'esecuzione dello Stabat Mater a Bologna l'avvenimento più significativo. Quindi, grazie ad una raccomandazione per Metternich vergata da Rossini stesso, Donizetti partì alla volta di Vienna, dove il 19 maggio presentò Linda di Chamounix.Si era ormai giunti al 1843, anno di composizione del Don Pasquale.Il libretto, preparato da Ruffini sulla base del Ser Marcantonio di Anelli, fu pesantemente rimaneggiato da Donizetti, al punto che l'autore ritirò la firma: l'opera fu per lungo tempo attribuita a Michele Accursio. La firma M.A. sta invece per Maestro Anonimo. Nel frattempo si occupò della rappresentazione francese della Linda di Chamounix e terminò Maria di Rohan: furono gli ultimi momenti di grande fervore creativo, poi la malattia ebbe il sopravvento.Dalla penna del Maestro uscirono ancora Dom Sebastien, che ottenne grande successo a Parigi, e Caterina Cornaro, che fu fischiata, con gran delusione di Donizetti, a Napoli. Poi la pazzia, provocata dalla sifilide, lo fece rinchiudere nel manicomio di Ivry, da cui uscì solo qualche mese prima della morte.

LA TRAVIATA, Atto III

BACCANALE

 "Ah della Traviata sorridi al desio a lei deh perdona, tu accoglia, o Dio!"
(Violetta, atto III scena IV)


Questo anno, per il Concerto Lirico, eseguiremo Giuseppe Verdi, però ora, il terzo atto - Baccanale.
Per quanto riguarda, leggiamo un po del terzo atto di questa opera in tre atti tratto dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas (figlio) "La Signora delle Camelie", considerata l'opera più significativa e romantica di Verdi facendo parte della "trilogia popolare" assieme a Il trovatore e a Rigoletto.

TRAMA
Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di Violetta e Alfredo. Durante i festeggiamenti per il carnevale, Alfredo arriva per cercare Violetta, e successivamente Violetta arriva accompagnata dal barone.
Alfredo, giocando, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l'ira del barone, che lo sfida ad una partita di carte. Il barone perde ed Alfredo incassa una grande somma. Violetta chiede un colloquio con Alfredo, durante il quale lo supplica di andare via e,
mentendogli, dice di essere innamorata del Barone.
Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che qui pagata io l'ho),
e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che sviene in braccio a Flora. Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il padre che lo rimprovera del fatto. Il barone decide di sfidare a duello Alfredo.

mercoledì 1 febbraio 2012

LA NEVE DI FEBBRAIO...

FEBBRAIO 1956, ITALIA SOTTO LA NEVE
 Il mese di febbraio del 1956 è ricordato in Italia ed in varie zone d'Europa come il più gelido di tutto il XX secolo.In questo reportage La cronaca tratta dai giornali dell'epoca di quell'eccezionale e lungo evento climatico:

Su di un'Italia ancora alle prese con le ferite della Guerra, e con una ricostruzione industriale in corso, ed alla vigilia del grande "boom" economico degli anni '60, si abbatté una tempesta di neve e di gelo veramente eccezionale, tanto da mettere in seria difficoltà un Paese con prevalente attività agricola, e con scambi di beni ancora piuttosto limitati.
Quando si verificò questa tempesta di neve, oltre a paralizzare completamente la circolazione del Centro Italia, si bloccò anche l'approvvigionamento alimentare di molte città e paesi di alta collina o di montagna, mettendo a rischio fame la popolazione di gran parte d'Italia.
Mentre nel Febbraio del 1929 la tempesta di neve colpì in modo particolare il Nord Italia e parte del Centro, nel 1956 i centri del freddo e della neve furono localizzati sul Centro Italia e sul Sud, in particolare su Lazio, Toscana centro meridionale, Marche, Abruzzo e Molise, e parzialmente Campania, Basilicata e Puglia, assumendo così delle caratteristiche "moderne ", in quanto tale ondata somigliò a molte delle invernate tipiche degli anni '2000.

Ed è proprio questo lo scopo principale del reportage:
Questa mattina mi sono alzata e subito sono andata a vedere la finestra.... la neve stava cominciando...
Non solo l'analisi puramente scientifica di un'ondata di freddo, ma anche suscitare emozione e sorpresa di fronte agli eventi eccezionali di freddo e di neve ancora da noi in questo anno.


 Oggi 1 febbraio 2012 
sotto la neve: 
una simpatia da sempre provata 
per questa amica birichina 
che mi ha fatto sempre divertire!

GIORNI DELLA MERLA

I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31). Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell'anno (anche se alcune leggende e tradizioni ne specificano come variante gli ultimi 2 giorni di gennaio e il primo di febbraio).

 Ipotesi sul modo di dire:
 « "I giorni della Merla" in significazione di giorni freddissimi. L'origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, nomato la Merla, s'aspettò l'occasione di questi giorni: ne' quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giugnere all'altra riva. Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne' quali passò sovra il fiume gelato.»
 Secondo altre fonti la locuzione deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri.
Si noti che se alcune leggende parlano di una merla, nella realtà questi uccelli presentano un forte dimorfismo sessuale nella livrea, che è bruna (becco incluso) nelle femmine, mentre è nera brillante (con becco giallo-arancione) nel maschio.
Secondo una versione più elaborata della leggenda una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere.
Come in tutte le leggende si nasconde un fondo di verità, anche in questa versione possiamo trovarne un po', infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31. Sempre secondo la leggenda, se i giorni della Merla sono freddi, la primavera sarà bella, se sono caldi la primavera arriverà in ritardo.

I giorni della merla nella tradizione contadina
Un tempo, i contadini del Friuli osservavano le condizioni meteorologiche dei tre giorni della merla e, sulla base di esse, facevano le previsioni sul tempo dei mesi di gennaio, febbraio e marzo. Se il 29 era molto freddo e soleggiato anche, l'ormai passato gennaio, era stato per la maggior parte dei giorni freddo ma soleggiato, se il 30 era piovoso e più mite, anche la maggior parte del mese di febbraio sarà piovoso e le temperature saranno più miti.
(da wikipedia.org)

sabato 21 gennaio 2012

CERTALDO

Certaldo è un comune italiano di 16.253 abitanti della provincia di Firenze in Toscana, situato al centro della Valdelsa.

UN PO' DI STORIA
L'abitato di Certaldo si costituì ai piedi di un castello degli Alberti, sulla via Francigena, attestato da un diploma del Barbarossa (1164): ma Alberto degli Alberti, catturato dai fiorentini a Pogni, presso Marcialla, si impegnò nel 1184 ad abbatterne le torri.

Sottomessa a Firenze, nel 1923 la comunità di Certaldo entra stabilmente a far parte del contado fiorentino. Nel 1415 Certaldo è sede del vicariato della Val di Pesa: là dove si ergeva il castello degli Alberti sorge il Palazzo Pretorio, si alzano nuove mura.
Il saccheggio del 1479 da parte delle milizie del re di Napoli e del papa, alleati di Siena, non ne arresta lo sviluppo; attorno al florido mercatale, ai piedi del colle, si allarga un ampio abitato.
Nel 1748 il vicariato fu soppresso dal granduca Pietro Leopoldo e accorpato a quello di San Miniato: un atto che determinò decadenza e regressione - lamentate persino da Lord Byron - da cui il comune si sollevò soltanto a partire dalla seconda metà dell'800.

DA VEDERE
 Dalla stazione si può usufruire della funicolare per raggiungere in un minuto la sommità del colle (130 metri di altitudine) su cui si erge il nucleo antico, "il Castello", raccolto entro le mura ancora in buona parte conservate su cui si aprono tre porte e caratterizzato dal colore rossastro del cotto presente sia negli edifici sia nella pavimentazione delle strada.
Sulla principale Via Boccaccio si affacciano interessanti edifici d'aspetto medievale. Tra le case signorili: il merlato Palazzo Stiozzi-Ridolfi (del XV secolo), il Palazzo Giannozzi, la "casa torre" di Palazzo Machiavelli.
Casa Boccaccio, dove la tradizione vuole che l'illustre novelliere del XIV secolo (di genitori certaldesi) abbia trascorso gli ultimi anni, è stata danneggiata dalla guerra e ricostruita nel 1947: dalla sua torre si può ammirare un bel panorama circolare. Attualmente è sede del "Centro Nazionale di studi sul Boccaccio" e ospita una cospicua biblioteca con varie edizioni e numerose traduzioni del "Decameron".
La vicina Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo (XIII secolo) ospita il cenotafio di Boccaccio con un suo busto bronzeo di Giovan Francesco Rustici (1503) e la sepoltura della Beata Giulia (appartenente al gruppo delle sante romite della Valdelsa, come Santa Verdiana a Castelfiorentino o Santa Fina a San Gimignano) che, legatasi agli agostiniani di Firenze con l'abito di terziaria, al ritorno in patria si chiuse in clausura in una cella attigua alla chiesa, morendovi nel 1367.
Il suo culto si diffuse rapidamente e, nel 1372, venne eretto nella chiesa un altare in suo onore ornato da un dossale, andato disperso, corredato nel XV secolo da una predella raffigurante i "Miracoli della Beata" di Pier Francesco Fiorentino.
Nella chiesa si possono inoltre ammirare affreschi del '300 e terrecotte robbiane.
Restauri recenti hanno recuperato il chiostrino romanico asimettrico da cui si accede al Museo di Arte Sacra, raccolta di opere provenienti dalle chiese del Vicariato di Certaldo, collocata nel complesso agostiniano dei Santi Jacopo e Filippo e nella sede della Compagnia del Preziosissimo Sangue di Gesù, già della Santissima Annunziata.
Vi sono sezioni dedicate a dipinti (dal XIII al XVI secolo), oreficerie, argenterie, sculture lignee (fra cui un "Christus triumphans" del XIII secolo, unicum della scultura medievale, che costituisce il capolavoro di questo museo).
Domina Certaldo Alto il Palazzo Pretorio (sorto nel XV secolo sul castello albertiano di cui sussiste il mastio) con la facciata coronata di merli e adorna degli stemmi con le armi degli antichi vicari, in pietra e in terracotta invetriata della bottega dei Della Robbia. Restaurato nel 1893, racchiude una serie di ambienti interessanti (Atrio, Camera delle Sentenze, Sala delle Udienze, prigioni, Sala Grande, Sala del Consiglio, cappella e alloggi) dove si ammirano affreschi e sinopie del XV e XVI secolo.
Nell'attigua Chiesa di San Tommaso e Prospero, oggi sconsacrata, è ricomposto il tabernacolo dei Giustiziati, con un ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli e aiuti ("Scene della Passione" e "Deposizione", 1466-67).
Nei dintorni, l'antichissima Pieve di San Lazzaro a Lucardo di origine longobarda (costruita prima del 1000), affrescata da Cenni di Francesco e San Donnino a Gersolè, modificata nel corso dei secoli e recentemente restaurata.
Il Castello di S. Maria Novella, in antico dei Gianfigliazzi, poi degli Acciaiuoli, è un'imponente costruzione in tufo a pianta quadrata, con torri angolari ed elegante fronte di carattere gotico-senese conferitogli nella riedificazione del XV secolo sui resti del più antico nucleo medievale.
La Cupola di S. Michele a San Donnino (Santi di Tito, XVI secolo) riproduce, ridotta di otto volte, quella brunelleschiana della cattedrale di Firenze.

MUSEI
MUSEO DI ARTE SACRA
Aperto nel 2001, offre al visitatore una sorprendente collezione di dipinti su tela e tavola, nonché sculture e preziose oreficerie, provenienti dalle chiese dei dintorni di Certaldo.

MUSEO CIVICO DI PALAZZO PRETORIO
Si tratta dell'antico maschio feudale della famiglia Alberti, in seguito divenuto sede del vicario fiorentino dal XV al XVIII secolo: al suo interno interessanti affreschi del XV e XVI secolo.

CASA BOCCACCIO
Si tratta dell'edificio che la tradizione identifica come appartenuto al famoso novelliere: al suo interno ha sede anche un importante centro studi e una biblioteca interamente dedicata a Boccaccio.

EVENTI
MERCANTIA
Teatralfestamercatomedioevale, è una kermesse ormai conosciuta in Italia e Europa, che fonde teatro di strada, musica, danza e artigianato nel vecchio borgo di Certaldo Alto in un'atmosfera medioevale e poetica, con spettacoli e bancarelle di artigiani sparse nelle vie e nelle piazzette del vecchio castello; si svolgi a luglio.

BOCCACCESCA
Rassegna gastronomica di prodotti tipici e presidio Slow Food. Si svolgi a ottobre.

PREMIO LETTERARIO GIOVANNI BOCCACCIO
È un importante premio letterario, organizzato dal Rotary Club Valdelsa, che si svolge a Settembre tra i vincitori delle passate edizioni, troviamo Alberto Bevilacqua, Enzo Biagi, Indro Montanelli e altri. Si svolgi a giugno.

PREMIO TEATRALE ERNESTO CALINDRI
In onore all'attore Ernesto Calindri, certaldese di nascita e deceduto pochi anni fa, questa manifestazione di recente conferisce un premio teatrale ad insigni attori e personaggi dello spettacolo: tra i premiati ricordiamo Pippo Baudo e Carlo Verdone. Si svolgi a giugno.

CORTEO STORICO
Manifestazione storica in costumi tipici medioevali che scorre lungo i vicoli del Borgo Alto fino ad arrivare in Piazza Boccaccio, dove ha termine con una rappresentazione ispirata alle novelle del Decamerone; si svolge in settembre.

TUSCANY INTERNATIONAL JAZZ SUMMER SCHOOL AND ARTS FESTIVAL
Una settimana musicale di corsi, mostre e concerti di musicisti di rilevanza internazionale. Si svolgi a agosto.

CENA MEDIOEVALE
Tavole apparecchiate nella via principale del Borgo Alto per un'atmosfera che riporta nel 1300. Servita da camerieri in costume , con pietanze ed apparecchiatura tipica dell'epoca. Si svolgi a giugno.
(Wikipedia)

lunedì 9 gennaio 2012

CONCERTO DI NATALE

Il Coro conclude la sua attività con suo tradizionale Concerto di Natale che si tiene ogni anno nel 26 dicembre nella chiesa dei SS. Jacopo e Filippo, Certaldo Alto e nel 6 gennaio 2012, per l'epifania, nel Santuario di S. Maria Madre della Divina Provvidenza , Pancole, S. Gimignano.
Auguro a tutti voi buone feste e che il 2012 sia pieno di pace e gioia.
Buon ascolto! 

Orna le Sale
God Rest, con la soprano Francesca Becucci
Choral di Bach

sabato 7 gennaio 2012

25 ANNI DELLA CORALE

Per finire, non potevo lasciare di far sentire a tutti,  
le parole del nostro presidente e caro amico Sergio Pazzaglia 
per tutto quello che ha fatto e continua a fare per tutti noi, 
coristi della CORALE CERTALDESE.


GRAZIE SERGIO!

25 ANNI DELLA CORALE

 IL PRANZO DI CELEBRAZIONI 
Le celebrazioni si è conclusa con un pranzo meraviglioso!
E le foto?  
Beh, bisogna registrarsi per fare un po 'di storia!

 Tu sei bravo Sergio Pazzaglia!

 Giuliana e Angelo


 Ennio






 Mari


 Sabrina e il suo marito

 Mari, suo figlio e la nora


 Graziella


 Sergio e Wanda




 Ivo, io e Sergio

 Ivo e sua moglie

 Io e mamma


 Io e mio marito Franco Fissi




 Wanda e mia madre






 Maestro, suo figlio e Sergio






 Io e Franco



 Ana

 Sergio che aspeta mangiare....

 Ha, ha, ha, hanno dimenticato lui!!!















 Bello Sergio, lo vedo!!






Andiamo a fare un brindisi!


 Salute e.... facciamo più altre 10 anni insieme!






 Un brindisi a tutti coloro che in questo momento stanno a vedere queste foto.