AMORE PER LA MUSICA

Una magia che si rinnova ogni giorno, ad ogni ora, e in ogni momento!
La musica non ha confini, non ha limiti, non muore mai! Sembra fatta da milioni di note eppure...
Sono solo sette, che saltellano di qua e di là, e si insinuano nei nostri pensieri.
La musica riesce a sfiorare la nostra anima a riaccendere i nostri ricordi ad esaltare le nostre emozioni.
E il mondo forse non potrebbe esistere senza!
(Stonenge, 09062009)

INFORMAZIONI PERSONALI

Certaldo, Firenze, Italy
Diretta dal Maestro Damiano Santini, la Corale Certaldese, attualmente è composta da circa trenta cantori ed è iscritta alla Associazione Cori della Toscana. Il repertorio della corale è vario; spazia dalla polifonia sacra e profana, ai canti popolari, agli spirituali, ai cori lirici. Ha partecipato a varie manifestazioni culturali ed ha tenuto numerosi concerti nelle vicine cittadine toscane ed in altre regioni italiane. Oltre a scambi culturali con altre corali italiane ed estere.

giovedì 13 maggio 2010

CAVALLERIA RUSTICANA - Manifesto

LIBRETO
wikipedia
Genere: opera lirica
Musica: Pietro Mascagni
Libretto: Giovanni Targioni-Tozzetti
Fonti letterarie: dal dramma omonimo di Giovanni Verga
Atti: uno
Prima rappresentazione: 17 maggio 1890
Teatro: Teatro Costanzi, Roma

PERSONAGGI
Santuzza, giovane contadina (soprano)
Turiddu, giovane contadino (tenore)
Lucia, sua madre (contralto)
Alfio, carrettiere (baritono)
Lola, sua moglie (mezzosoprano)

BRANI CELEBRI
O Lola, c'hai di latti la cammisa, canzone siciliana di Turiddu
Il cavallo scalpita, Alfio
Voi lo sapete, o mamma, aria di Santuzza
Tu qui, Santuzza, duetto di Santuzza e Turiddu
Intermezzo sinfonico (tra la prima e la seconda scena)
Viva il vino spumeggiante, brindisi di Turiddu
Mamma, quel vino è generoso, "addio alla madre" di Turiddu

CURIOSITA
Il pezzo principale dell'opera fa da sfondo ad una delle più celebri scene della storia del cinema, ne Il padrino - Parte III.
La musica è stata usata in una nota pubblicità dei Ferrero Rocher.
Il tema centrale è stato rielaborato per una canzone dance dal titolo Will be one dei Datura.
L'Intermezzo è stato utilizzato da Martin Scorsese nei titoli di testa del suo film Toro scatenato.
Mascagni compose Cavalleria rusticana all'età di ventisette anni, la musica è stata ripresa da Vasco Rossi nell'Intro dei live 2007.
L'Intermezzo è stato utilizzato anche in una scena dell'episodio 31 dell'anime Kenshin Samurai vagabondo.

CAVALLERIA RUSTICANA

E’ un'opera in un unico atto di Pietro Mascagni, compose all'età di ventisette anni e andata in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.
Spesso si pensa a questa come un'opera verista, ma non tragga in inganno il periodo, perché non lo è.
Viene spesso rappresentata a teatro, o incisa su disco, insieme a un'altra opera breve, Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Iniziatore di questo singolare abbinamento fu lo stesso Pietro Mascagni, che nel 1926, al Teatro alla Scala di Milano, diresse, nella stessa soirée, entrambe le opere. In passato la Cavalleria rusticana veniva talvolta eseguita insieme a Zanetto, opera dello stesso compositore.

BREVE STORIA
Cavalleria rusticana fu la prima opera composta da Mascagni ed è certamente la più nota fra le 16 composte dal compositore livornese (oltre a Cavalleria rusticana, solo Iris e L'amico Fritz sono rimaste nel repertorio stabile dei principali enti lirici).
Il suo successo fu enorme già dalla prima volta in cui venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890, e tale è rimasto fino a oggi. Basti pensare che ai tempi della morte di Mascagni, avvenuta nel 1945, l'opera era già stata rappresentata più di quattordicimila volte solo in Italia.
Nel 1888 l'editore milanese Edoardo Sonzogno annunciò un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non avevano ancora fatto rappresentare una loro opera. I partecipanti dovevano scrivere un'opera in un unico atto, e le 3 migliori produzioni (selezionate da una giuria di 5 importanti musicisti e critici italiani) sarebbero state rappresentate a Roma a spese dello stesso Sonzogno.
Mascagni venne a conoscenza di questo concorso solo due mesi prima della chiusura delle iscrizioni e chiese al suo amico Giovanni Targioni-Tozzetti, poeta e professore di letteratura all'Accademia Navale di Livorno, di scrivere un libretto. Targioni-Tozzetti scelse
Cavalleria rusticana, una novella popolare di Giovanni Verga come base per l'opera.
Lui e il suo collega Guido Menasci, lavoravano per corrispondenza con Mascagni, mandandogli i versi su delle cartoline. L'opera fu completata l'ultimo giorno valido per l'iscrizione al concorso. In tutto, furono esaminate 73 opere e il 5 marzo 1890 la giuria selezionò le 3 opere da rappresentare a Roma: Labilia di Nicola Spinelli, Rudello di Vincenzo Ferroni, e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.

La prima rappresentazione di Cavalleria rusticana fu, come già accennato, un successo inaudito, con Mascagni che venne richiamato sul palco dagli applausi del pubblico per 4 volte, e vinse il Primo Premio del concorso. In quello stesso anno, in seguito al tutto esaurito delle repliche al Teatro Costanzi, l'opera fu rappresentata in tutta Italia, oltre che a Berlino e a Londra (allo Shaftesbury Theatre nell'ottobre 1891 e al Royal Opera House nel maggio 1892).



La scena si svolge in un paese siciliano (ispirato a Vizzini) durante il giorno di Pasqua. Ancora a sipario calato, si sente Turiddu, il tenore, cantare una serenata a Lola, sua promessa sposa che durante il servizio militare di Turiddu ha però sposato Alfio.
La scena si riempie di paesani e paesane in festa, giunge anche Santa, detta Santuzza, attuale fidanzata di Turiddu, che non si sente di entrare in chiesa sentendosi in grave peccato.
Entra allora in casa di mamma Lucia, madre di Turiddu, chiedendole notizie del figlio.


Lucia dice a Santuzza che Turiddu è andato a Francofonte a comprare il vino, ma Santa sostiene di aver visto Turiddu che si aggirava sotto la casa di Lola.
La stessa notizia arriva anche ad Alfio, che ignaro di tutto va a trovare Lucia. A questo punto Santuzza svela a Lucia la relazione tra Turiddu e Lola.
Egli ormai l'ha disonorata per ripicca contro Lola, alla quale prima di andare soldato aveva giurato fedeltà eterna, e che ora continua a frequentare sebbene sia sposata. Giunge dunque Turiddu che discute animatamente con Santa; interviene anche Lola che sta per recarsi in chiesa, e le due donne si scambiano battute ironiche.
Turiddu segue Lola, che è sola perché il marito lavora. Santuzza augura a Turiddu la malapasqua e, vedendo arrivare Alfio, gli denuncia la tresca amorosa della moglie. Dopo la messa, Turiddu offre vino a tutti i paesani.
Alfio entra nella piccola bottega e getta il bicchiere di vino in faccia a Turiddu il quale gli morde l'orecchio sfidandolo a duello.
Turiddu corre a salutare la madre e ubriaco, le dice addio e le affida Santuzza.


Subito dopo si sente un vociare di donne e popolani. Un urlo sovrasta gli altri: "Hanno ammazzato compare Turiddu!".
(wikipedia l'inciclopedia libera)

lunedì 10 maggio 2010

COMPLEANNI



In nome di tutta la Corale Certaldese:
Maestro Damiano Santini, Il Nostro piccolo pensiero... Felicità e gioia oggi e... anche  per tutto l’anno!
Salve 10 maggio.

sabato 8 maggio 2010

LA TRAVIATA - Manifesto Originale

LIBRETO

« Ah della traviata sorridi al desìo a lei deh perdona, tu accoglila, o Dio »
( Violetta, atto III scena IV)
MANIFESTO ORIGINALE DELLA PRIMA ASSOLUTA
Lingua originale: italiano
Musica:Giuseppe Verdi
Libretto: Francesco Maria Piave
Fonti letterarie: Alexandre Dumas (figlio), La dame aux camélias
Atti: tre (quattro quadri)
Prima rappresentazione: 6 marzo 1853
Teatro: Teatro La Fenice, Venezia
Prima rappresentazione italiana: Teatro La Fenice, Venezia
Ambientazione: Parigi e sue vicinanze, 1850 circa.

PERSONAGGI
Violetta Valéry  (soprano)
Flora Bervoix   sua amica (mezzosoprano)
Annina   serva di Violetta, (soprano)
Alfredo Germont   (tenore)
Giorgio Germont   suo padre (baritono)
Gastone   Visconte di Létorières (tenore)
Il barone Douphol   (baritono)
Il marchese d’Obigny  (basso)
Il dottor Grenvil   (basso)
Giuseppe   servo di Violetta (tenore)
Un domestico di Flora  (basso)
Un commissionario   (basso)
Servi e signori amici di Violetta e Flora, Piccadori e mattadori, zingare, servi di Violetta e Flora, mascherere.
Il Libreto    http://opera.stanford.edu/iu/libretti/traviata.html

LA TRAVIATA

La traviata è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas (figlio) La signora delle camelie; viene considerata l'opera più significativa e romantica di Verdi e fa parte della "trilogia popolare" assieme a Il trovatore e a Rigoletto.
La prima rappresentazione avvenne al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853 ma, a causa soprattutto d’interpreti non all’altezza e della scabrosità dell'argomento, si rivelò un sonoro fiasco; ripresa l’anno successivo con l’interpretazione di un cast più valido e retrodatando l'azione di due secoli, riscosse finalmente il meritato successo.
Nel tempo La traviata non ha mai smesso d’appassionare, entrando a far parte del cosiddetto "repertorio". Il ruolo principale, quello di Violetta, richiedendo una voce da soprano di coloratura, specie nell'atto primo, e lirica e drammatica in modo da restituire appieno la tinta verdiana, ha avuto interpreti di altissimo livello.
Fra i passaggi più popolari dell'opera sono da segnalare l'invocazione di Violetta "Amami, Alfredo", il famoso brindisi "Libiamo ne' lieti calici", la cabaletta "Sempre libera degg'io", il concertato finale del secondo atto, l'aria "Addio, del passato" e il duetto "Parigi, o cara".

Trama
Violetta Valery è una grande frequentatrice dei salotti parigini,molto conosciuta dagli uomini altolocati della città per la dubbia moralità.
Fra i tanti frequentatori incontra anche Alfredo Germont,convinto da alcuni amici a prendere parte ad una di queste uscite.
I due giovani si innamorano e decidono di trasfrerirsi in una casetta fuori città,nonostante essa fosse malata di tisi e quindi condannata a morte prematura.
Un giorno però Violetta riceve la visita del padre dell'amato che le chiede di lasciare il figlio,in quanto la sorella sta per sposarsi con un uomo del luogo e il matrimonio sarebbe certo andato in fumo se il futuro cognato fosse venuto a conoscenza di questa relazione.Così Violetta si decide a scappare da casa mentre l'amato si trova a Parigi per sistemare i loro problemi economici.
Quando egli torna a casa,trova solo un biglietto d'addio. Si reca quindi a Parigi in cerca di spiegazioni e la scopre in compagnia di un altro uomo. I due lottano mentre Violetta,spossata dagli ultimi avvenimenti,viene colta da un attacco di tisi e costretta a tornare nella sua vecchia casa.
Al momento del ritorno a casa di Alfredo,ella gli rivela la richiesta del padre di abbandonarlo,dopo di chè spira nel suo letto.

Atto I
Dopo un profondo e toccante preludio, il sipario si apre mostrando un elegante salone della casa parigina di Violetta Valery, dove lei, donna di mondo, attende gli invitati. In breve questi sopraggiungono.
Violetta saluta tra gli altri, il Marchese d'Obigny, Flora Bervoix e il visconte Gastone de Letorières, che le presenta Alfredo Germont, spiegandole che è un suo grande ammiratore e che durante la sua recente malattia si era recato spesso nella sua casa per ricevere notizie.
Dopo aver chiesto spiegazioni per il comportamento ammirevole di Alfredo, Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, di non aver avuto la stessa sollecitudine del giovane; cosa che irrita il Barone, il quale mostra il suo disappunto a Flora.
Poco dopo Alfredo, seppur inizialmente riluttante, propone un brindisi (Libiamo ne' lieti calici), al quale si unisce subito Violetta, seguita dagli altri invitati, che cantano gioiosamente le lodi del vino e dell'amore.
Si ode quindi della musica provenire dalle altre stanze; Violetta invita gli ospiti a recarsi nella sala accanto.
Uscendo, però, si sente male. Sedendosi, invita gli ospiti ad avviarsi e promette di raggiungerli subito.
Guardandosi allo specchio, Violetta nota il suo pallore e allo stesso tempo si accorge di Alfredo, che si è trattenuto ad aspettarla.
Egli la rimprovera riguardo la trascuratezza della sua salute e poi confessa di amarla.
Colpita, Violetta chiede da quanto egli l'ammiri. Alfredo risponde che l'ama da un anno, dalla prima volta in cui l'ha vista (Un dì felice, eterea). Incapace di provare vero amore, Violetta propone una semplice amicizia, ma quando Alfredo sta per allontanarsi gli porge un fiore, invitando il giovane a riportarglielo il giorno seguente.
Alfredo si allontana felice. Intanto giungono dalla stanza vicina gli ospiti che prendono congedo da Violetta, ringraziandola per la bella e allegra serata (Si ridesta in ciel l'aurora).
Ormai sola, Violetta nota con incredibile sorpresa che le parole di Alfredo l'hanno scossa (È strano! è strano). Incerta, decide infine di continuare a vivere come ha sempre fatto, come una cortigiana e di rinunciare ad essere finalmente amata seriamente (Sempre libera degg'io).


Atto II
Quadro I
Alfredo e Violetta vivono ormai felici da tre mesi nella casa di campagna di Violetta.
Alfredo riflette sulla sua felice condizione (De’ miei bollenti spiriti), quando sopraggiunge Annina. Interrogata da Alfredo, essa ammette di essere stata a Parigi per vendere tutti i beni della sua padrona coi quali poter pagare le spese di mantenimento della casa.
La somma ammonta a 1.000 luigi e Alfredo promette di andare lui stesso a sistemare gli affari e raccomanda ad Annina di non far parola del loro dialogo con Violetta. Una volta solo,
Alfredo si incolpa per la situazione finanziaria (Oh mio rimorso! Oh infamia!). Violetta entra in scena ed il suo cameriere, Giuseppe, le porge una lettera di invito per quella sera ad una festa presso il palazzo di Flora. Subito dopo Giuseppe annuncia la visita di un signore.
Violetta ordina di farlo entrare, credendolo il suo avvocato. È invece Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che la accusa duramente di voler spogliare Alfredo delle sue ricchezze. Violetta allora gli mostra i documenti che provano la vendita di ogni suo avere per mantenere l'amante presso di lei ed il vecchio signore capisce la situazione.
Pur convinto dell'amore che lega Violetta al figlio, egli le chiede un sacrificio per salvare il futuro dei suoi due figli.
Germont spiega di avere anche una figlia e che se Alfredo non torna subito a casa, rischia di mettere in pericolo il matrimonio della sorella (Pura siccome un angelo).
Violetta così propone di allontanarsi per un certo periodo da Alfredo; ma non basta e il vecchio Germont le chiede di abbandonare per sempre il figlio. Violetta, senza parenti né amici e provata dalla tisi, non può accettare. Germont le fa allora notare che quando il tempo avrà cancellato la sua avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei, che non potrà trarre nessun conforto, non essendo la loro unione benedetta dal cielo. Stremata, Violetta accetta di lasciare Alfredo.
Rimasta sola, Violetta scrive dapprima al barone Douphol, poi ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo; non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza del padre.
Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l'amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge.
Alfredo si insospettisce della fuga di Violetta, e quando vede la lettera sul tavolo, capisce che lei è alla festa, e, infuriato, decide di recarsi anche lui a casa di Flora, nonostante le suppliche del padre.


Quadro II
Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di Violetta e Alfredo.
Durante i festeggiamenti per il carnevale, Alfredo arriva per cercare Violetta, e successivamente Violetta arriva accompagnata dal barone. Alfredo, giocando, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l'ira del barone, che lo sfida ad una partita di carte.
Il barone perde ed Alfredo incassa una grande somma. Violetta chiede un colloquio con Alfredo, durante il quale lo supplica di andare via e, mentendogli, dice di essere innamorata del Barone. Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che qui pagata io l'ho), e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che sviene in braccio a Flora.
Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il padre che lo rimprovera del fatto. Il barone decide di sfidare a duello Alfredo.


Atto III
La scena si svolge nella camera da letto di Violetta.
La tubercolosi si fa più acuta e ormai il dottor Grenvil rivela ad Annina che Violetta è in fin di vita. Violetta, sola nella sua stanza, rilegge una lettera che custodiva vicino al petto, nella quale Giorgio Germont la informava di aver rivelato la verità ad Alfredo e che il suo amato, in viaggio in un paese lontano, sta tornando da lei.
Verdi accompagna il parlato della protagonista con un violino solista che accenna il canto d'amore di Alfredo del primo atto «Di quell'amor ch'è palpito».
Violetta sa che è troppo tardi ed esprime la sua disillusione nella romanza «Addio, del passato bei sogni ridenti».

Per contrasto, all'esterno impazza il carnevale. Annina porta una buona notizia: è arrivato Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé lontano da Parigi ("Parigi, o cara...").
Giunge anche Giorgio Germont, che finalmente manifesta il suo rimorso. Violetta chiama a sé Alfredo e gli lascia un medaglione con la sua immagine, chiedendogli di ricordarsi sempre di lei.
Per un momento Violetta sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito cade morta sul canapè.

Curiosità
In fondo alla cabaletta Sempre libera degg'io, alcuni soprani, come Maria Callas, Natalie Dessay, Irina Lungu, Mariella Devia, Sumi Jo, inseriscono un mi bemolle sovracuto che Verdi non scrisse.
Negli ultimi anni numerosi registi hanno deciso di rappresentare La traviata in chiave moderna. Al festival di Salisburgo ha ottenuto uno strepitoso successo la rappresentazione di Brian Large, con interpreti del calibro di Anna Netrebko, Rolando Villazón e Thomas Hampson.

FESTA DELLA MAMMA

Un Dolce Per La Festa Della Mamma

Cosa c’è di più dolce di una torta da regalare alla mamma per la sua festa?
Una meravigliosa torta vi aspetta!
Un dolce senza cottura con ricotta e fragole
Un dolce colorato, che sa di primavera, facile, veloce e senza cottura, i bambini se lo sono divorato. Qualcuna di voi, che lo ha visto in anteprima una quindicina di giorni fa sul sito di Linda, Pane, Amore e Creatività, lo ha già provato e mi ha detto che è andato a ruba. Si avvicina la festa della mamma potrebbe essere un'idea!
Di grande effetto stupirà la vostra mamma per la sua bellezza e per la sua bontà.
Questa ricetta non prevede la cottura, è un dolce freddo e facile da comporre, per cui non rischierete di bruciarlo!
Autrice di questa bontà è Silvia.

Ho usato una tortiera di 16 cm di diametro
400 gr di fragole (più altre facoltative per la decorazione)
250 gr di ricotta
150 gr di panna fresca
1 tubetto di latte condensato (170 gr)
80 gr di zucchero
Savoiardi
3 cucchiai di latte
4 gr di gelatina in fogli

Pulite le fragole e frullatene 200 gr con 80 gr di zucchero.
Setacciate la ricotta e montatela con il latte condensato. Montate la panna, aggiungetela, con delicatezza, alla ricotta e mescolate con un cucchiaio di legno dal basso verso l’alto. Tagliate le restanti fragole a pezzettini e unitele alla crema, mescolando sempre piano, piano. Scaldate 3 cucchiai di latte e scioglieteci la gelatina precedentemente messa in ammollo. lasciatela intiepidire e unitela alla crema di ricotta e panna.
Tagliate una parte dei savoiardi, quelli necessari per rivestire la circonferenza della tortiera ,per renderli alti quanto il bordo dello stampo a cerniera stessa (o dell’anello per torte regolabile).
Inzuppate, nel frullato di fragole,solo da una parte i savoiardi che serviranno per il bordo della torta e poi foderate la circonferenza interna dello stampo.
Inzuppate da entrambi i lati i savoiardi che serviranno come base per il dolce, Il succo deve entrare bene nei biscotti.
Sulla base di savoiardi versate metà della crema di ricotta, poi fate di nuovo uno strato di savoiardi bene inzuppati, se vi avanza del frullato di fragole versatelo, poco alla volta, sul secondo strato di savoiardi.
A questo punto completate con la retsante crema.
Se volete, decorate la superficie del dolce con altre fragole.
Tenete in frigorifero almeno 3 o 4 ore prima di mangiare.

FESTA DELLA MAMMA

FESTA DELLA MAMMA
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

La festa della mamma è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo. In Italia cadeva regolarmente l'8 maggio, fin quando non si decise di fissarla alla seconda domenica di maggio, adottando la data americana
Costituisce una festa molto antica, legata al culto delle divinità della fertilità degli antichi popoli politeisti, che veniva celebrato proprio nel periodo dell'anno in cui il passaggio della natura dal freddo e statico inverno al pieno dell'estate dei profumi e dei colori (e della prosperità nelle antiche civiltà contadine) era più evidente. Con l'andare del tempo questa festività dal tono religioso si è evoluta in una festa commerciale, talvolta anche in sagra.


Negli Stati Uniti nel maggio 1870, Julia Ward Howe, attivista pacifista e abolizionista (della schiavitù), propose di fatto l'istituzione del Mother's Day (Giorno della madre), come momento di riflessione contro la guerra. Fu ufficializzata nel 1914 dal presidente Woodrow Wilson con la delibera del Congresso di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come espressione pubblica di amore e gratitudine per le madri e speranza per la pace. La festa si è diffusa in molti Paesi del mondo, ma cambiano le date in cui è festeggiata.
In Italia fu celebrata per la prima volta nel 1957 da don Otello Migliosi ad Assisi, nel piccolo borgo di Tordibetto di cui era parroco. Migliosi la celebrò la seconda domenica di Maggio.
In molti Paesi la ricorrenza è stata imitata dalla civiltà occidentale: in Africa, ad esempio, alcuni Stati istituirono la festa della mamma ispirandosi al concetto britannico della stessa.

Domani, seconda domenica di maggio, io saluto queste donne meravigliose, qui fanno tutto per far bene suoi bambini(anche se abbiano più  di 50 anni...rsrs), saluto la mamma chei si fa presente, quelle che non sono più presente e quelle che anche se sono molto distante, rimangono nel nostro pensiero...
In particolare, lascio mio pensiero con due madri, una presente, mia madre Yolanda e una altra che rimarrà sempre presente in mio pensiero però non é più insieme a noi... Calosi Rosa.